LA NOSTRA CUCINA

Nonna Betta è il mio legame alla storia secolare degli ebrei romani, in particolare quella degli ultimi 500 anni caratterizzati da una permanenza di oltre tre secoli nel Ghetto. Per un popolo che solo relativamente di recente ha trovato un luogo dove vivere in pace, essere costretti a fuggire e a cercare ospitalità era la norma. In ogni luogo del mondo in cui per ventura si sono trovati, gli ebrei hanno assorbito il rispetto per gli elementi fondamentali della cultura circostante pur mantenendo salda la propria identità.

Oggi gli ebrei sono considerati tra i pochi romani che possono vantare le proverbiali “sette generazioni” – requisito indispensabile per ritenersi cittadino dell’Urbe – e, soprattutto, interpreti di una Roma che non c’è più
In particolare due aspetti della vita quotidiana: la lingua e il cibo.
Se l’ebraico dello studio e delle preghiere ha dato luogo al dialetto giudaico-romanesco, un misto
di parole ebraiche pronunciate alla romanesca e dialetto romanesco che si parlava nel ‘500, in cucina le abili donne del ghetto filtravano le ricette romane attraverso la griglia della Kasherùt*, l’insieme delle regole alimentari ebraiche che stabiliscono che cosa si può mangiare e bere e tutto ciò che invece è proibito. Non esiste quindi una cucina kashèr ma una serie di ricette locali “setacciate” per evitare i cibi considerati impuri nelle pagine del Levitico.

Diciamo che, seppur forzatamente perché costretti dalle circostanze, gli ebrei sono stati i primi a mettere in pratica quella che oggi chiamiamo contaminazione culturale. Da Nonna Betta si fa la più classica cucina giudaico-romanesca, la più popolare, tramandata non sul ricettario di famiglia borghese ma imparate a memoria e trasmesse di madre in figlia, vista anche l’esiguità delle ricette e le scarse disponibilità economiche.

E in nome di questa felice mescolanza di idee, di diversi usi e consuetudini, di incontri tra esseri umani, da Nonna Betta non potevamo non accogliere con entusiasmo il contributo di Gamil, il mio socio egiziano cristiano-copto che ha portato una ventata profumata di medioriente.
Nella Foto Gamil.