
eleanor roosevelt disse una volta “non esitare a fare quello che pensi di non poter fare”
devi osare, provare a andare oltre i tuoi limiti così come li percepisci, non lasciarti intrappolare negli stretti confini di una mentalità ristretta, non permettere ai tuoi difetti e ai tuoi fallimenti di trascinarti verso il basso.
yom kippur è il giorno dell’ottimismo massimo e della fiducia nella nostra capacità di crescere, cambiare e ridefinire noi stessi. è il giorno in cui ci si ripulisce delle nostre colpe e errori passati e si può immaginare una nuova fase nella nostra vita.
yom kippur mira alle nostre personalità spirituali, ci chiama a una trasformazione nella nostra percezione e della nostra esperienza rispetto alle cose, ci chiede di confrontarci con la realtà in maniera più chiara rispetto al passato, vecchi o giovani questo è il tempo per rinnovarsi e trovare nuovo vigore.
c’è una storia famosa di uno schochet che arrivato in una nuova città chiede di essere assunto dalla comunità. com’è abitudine si recò dal rav per l’approvazione. il rav gli chiese di mostrare come preparava la lama per lo sgozzamento degli animali. lo schochet gli fece vedere come era affilata, come scorrendo il pollice in su e in giù non ci fossero tacche. quando ebbe finito guardò il rav in cerca di assenso.
rav: da chi hai imparato a fare lo schochet?
schochet: ho imparato dall’illustrissimo baal shem tov
il rav rispose: sì, tu hai ben affilato e ben controllato il coltello ma, comunque, non lo hai fatto alla maniera del baal shem tov perché quando lui controllava la lama aveva sempre le lacrime agli occhi
Sì, lo schochet aveva imparato la tecnica ma non aveva colto la profondità del suo lavoro.
lo schochet non aveva interiorizzato gli elementi emozionali, psicologici e spirituali che contraddistinguevano il suo maestro: era tecnicamente efficiente ma non c’erano lacrime nei suoi occhi.
la vita religiosa ( e la vita in genere!) può essere tecnicamente corretta ma nello stesso può mancare di contenuti spirituali, possono mancare le lacrime agli occhi.
la cerimonia al tempio può essere condotta con molta accuratezza eppure senza riuscire a creare una reale esperienza religiosa. una persona può pregare e digiunare tutto il giorno e alla fine risultare la stessa identica persona che era all’inizio del kippur.
se si osserva kippur senza cogliere il significato profondo del momento è semplicemente un’altra opportunità perduta.
Yom Kippur ci offre una purificazione, una fresca ripartenza, uno spirito ravvivato. kippur ci ricorda chi siamo e quello che possiamo diventare.
kippur ci sfida a superare i nostri limiti passati. se facciamo un’esperienza chiara e profonda di questa giornata affronteremo l’avventura della vita con rinnovata forza e saggezza.
la mishnah (taanit 4:8) cita rabban shimon ben gamliel secondo cui kippur è uno dei due giorni più felici dell’anno (l’altro è il digiuno del 15 di av).
dovremmo avere questo spirito ottimista nell’osservare lo yom kippur, e renderci conto che questo giorno offre un regalo unico: il regalo di un rinnovamento personale.
Tizku leShanim Rabbot.
Rabbi Marc D. Angel
