Anche quest’anno da Nonna Betta, l’unico ristorante del ghetto con un vero ebreo romano dentro, in regalo il calendario con le immagini del quartiere ebraico di Roma nell’800 del pittore Roesler Franz.
Via Rua, la via principale del ghetto, distrutto quando Roma diventa capitale d’Italia; via delle Azzimelle dove c’era il forno per la cottura delle azzime pasquali; il Portico D’Ottavia con la pescheria e i banchi di pietra per la vendita del pesce; via Capocciuto con le abili rammendatrici e ricamatrici ebree romane e i piccoli commerci di roba usata.
Immagini suggestive che restituiscono un’idea della vita quotidiana nel ghetto di Roma, un mondo misero ai limiti della disperazione che, per oltre 300 anni, resiste ai tentativi di assimilazione fino al 1870.
Con l’apertura del ghetto gli ebrei romani diventano finalmente liberi cittadini italiani e, per riconoscenza ai Savoia, mettono ai loro figli, i primi bambini nati liberi, i nomi dei re (io mi chiamo Umberto come il mio nonno materno e mio fratello si chiama Vittorio Emanuele come il mio nonno paterno).
