Re’eh(Deuteronomio 11:26-16:17)
Una benedizione e una maledizione
Ecco oggi metto davanti a te la possibilità di scegliere una benedizione o una maledizione. La benedizione quando ascolti i comandamenti del Signore tuo Dio che ti ordino oggi. La maledizione se tu non ascolti i comandamenti del Signore tuo Dio e devii dal sentiero che io ti indico oggi allo scopo di servire altri dei che non conosci’. (Deut. 11:26-28)
La parashà di questa settimana inizia con Mosè che mette il popolo davanti a due alternative: una benedizione o una maledizione. Questo sarà il risultato del seguire o non seguire la parola di Dio abbandonando il suo sentiero e andare verso l’idolatria. Questi versi contengono e inglobano quello che seguirà poi nel testo. La gran parte di questa parashà è una polemica contro l’idolatria ma per capire questo dobbiamo prima capire bene la differenza tra le due scelte, tra la benedizione e la maledizione.
Più avanti Mosè descrive le conseguenze orribili e catastrofiche che inevitabilmente seguiranno alla deviazione dagli insegnamenti del Signore:
‘E Dio si adirerà contro la terra, portando su di essa tutte le maledizione scritte in questo libro,.. ed ecco quando tutte queste cose cadranno su di te, la benedizione e la maledizione che ti ho messo davanti…’ (Deut. 29:26 and 30:1)
Quindi il testo si conclude con queste parola immortali:
‘Ecco ho messo davanti a te oggi vita e bene e morte e male… Chiamo a testimoni il cielo e la terra contro di te, vita e morte ti ho messo di fronte, la benedizione e la maledizione – scegliete la vita affinché voi e i vostri figli possiate vivere! (Deut. 30:19)
Questo testo presenta notevoli somiglianze con l’inizio della parashà in cui viene usata la stessa formulazione: “ecco io ho messo di fronte a te” ma qui il testo identifica la benedizione con la vita e la maledizione con la morte.
Questa, quindi, è la vera scelta per l’Uomo: vita o morte.
È difficile immaginare una distinzione più netta tra la vita e la morte, esse stanno ai poli opposti dell’esperienza umana. Perché uno dovrebbe scegliere la morte piuttosto che la vita? sembrerebbe del tutto illogico. Certo ci sono persone per cui la vita diventa così penosa che possono scegliere di evitare il loro dolore, scegliere le droghe o spingendosi oltre scegliere di morire suicidandosi. C’è anche chi cerca di appannare la realtà della vita e chi la evita completamente, ma questi sono chiaramente individui disadattati: perché la torà dovrebbe dilungarsi a parlare di malattie psicologiche?
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LA SCELTA ORIGINARIA
La scelta tra la vita e la morte ha un famoso precedente posto all’Uomo proprio all’inizio dell’esistenza:
E il Siignore fece crescere ogni albero bello da vedere e buono da mangiare, e l’albero della Vita era nel Gan Eden e l’albero della conoscenza del Bene e del Male… E il Signore Dio pose Adamo nel Gan Eden per lavorarlo e sorvegliarlo e gli comandò dicendo: ‘Mangerai da ogni albero del Gan Eden ma dall’albero della conoscenza del Bene e del Male non mangerai perché nel giorno in cui ne mangerai sicuramente morirai.'(Genesi 2:9,16-17)
Un albero è associato alla vita, l’altro alla morte. Chiaramente nessuna persona sana sceglierebbe la morte, a meno che non ci sia un serpente che sussurra pensieri seducenti portndo chi ascolta all’autodistruzione.
Noi continuiamo ad ascoltare il serpente tentatore che ci esorta a mangiare il frutto della morte.
Questa descrizione è paradigmatica per tutta l’umanità. Siamo stati posti, tutti, nel Gan Eden, vita e morte ci sono state messe davanti e Dio ci ha detto di scegliere la vita. Purtroppo però continuiamo ad ascoltare il serpente tentatore, vero o immaginario, che ci esorta a mangiare il frutto della morte nonostante le innumerevoli maledizioni che conseguono a questa scelta.
Il mondo, sin dall’inizio, è stato creato con la possibilità di scelta, in definitiva questa possibilità si risolve tra vita e morte ma raramente le persone vedono la faccenda in questi termini. La possibilità del male o della sofferenza fa parte del processo della creazione, o forse è il risultato della creazione:
Ed ecco, era molto buono… Ed ecco, era buono… [in Genesi] allude alla creazione dell’Uomo e all’inclinazione al Bene, mentre “molto” allude all’inclinazione al Male. E che, l’inclinazione al Male è “molto buona”? In verità è per insegnarti che che se non ci fosse l’inclinazione al Male nessuno costruirebbe una casa, si sposerebbe e farebbe figli. (Kohelet Rabba 3:15)
La creazione vera e propria comprende l’inclinazione al Male e senza di essa nessuno può parlare di un mondo molto buono. La possibilità del Male è parte integrante della creazione. Questa idea è espressa più chiaramente in questi versi dal libro di Isaia:
‘Io sono il Signore e non c’è nessun altro, non c’è altro Dio accanto a me; io ti ho cinto nonostante tu non mi conoscessi. Coloro che possono sapere dal sorgere del sole, e dall’ovest che non c’è nessuno accanto a me. Io sono il Signore e non c’è nessun altro. Io formo la luce e creo il buio, Io faccio la pace e creo il Male; Io, il Signore, faccio tutte queste cose.’ (Isaia 45:5-7)
Here, in unequivocal terms, God, “takes credit” for all phenomena, good and evil. To ascribe these things to any other power would necessarily impinge on the idea of monotheism. All things come from God.
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MA PERCHE’?
Ma perché Dio crea un mondo con queste cose? inoltre, come può il midrash etichettare queste cose come “molto buone” Come può il Signore, il “buon Dio”, che è completamente buono, causare il Male?
Da un lato possiamo dire che se tutto viene dal cielo – anche le punizioni e le sofferenze – tutte queste cose derivano dall’assoluto amore che Dio ha per noi. Come un genitore che deve educare i suoi figli. Sembra chiaro che se un genitoore risponde con un premio a un comportamento antisociale del figlio, questi molto facilmente diventerà un sociopatico. Allo stesso modo su scala collettiva. Se Dio rispondesse con doni e premi avremmo un’intera generazione società di disadattati sociali.
Ma c’è dell’altro. Il verso citato di Isaia si presta a una seconda lettura. A una lettura più attenta si nota che la luce è formata mentre il buio è creato; la pace è fatta e il Male è creato. Che differenza c’è fra “formazione” e “creazione”? Formazione indica l’apparire di qualcosa da qualcosa mentre la creazione è dal nulla si crea qualcosa dal niente.
Nonostante che il Male sia stato creato da Dio esso non emana da Dio.
Possimao imparare dai versi di Isaia che la luce o il bene derivano da una fonte primordiale – da Dio mentre il Male viene creato. Nonostante il che il Male sia stato creato da Dio esso non è emanazione di Dio. La luce è rifratta dal Bene supremo mentre il risultato di una particolare azione di creazione si concretizza nell’apparizione di qualcosa di nuovo, che non è parte di Dio e che si chiama Male.
I mistici hanno descritto questo processo come tzimtzum, contrazione del Divino. Questo processo di creazione permette l’apparizione di qualcosa che è “altro” da Dio, che ha bisogno di essere creato perché non esiste nella sfera di Dio. Il concetto è racchiuso in una frase “one-line”nel Midrash:
Il Male non proviene dal cielo. (Yalkut Shimoni Va’era 186)
Il Midrash è chiaramente consapevole dei versi di Isaia ma, semplicemente, ritiene come facciamo noi che la creazione differisce dalla formazione; perciò il Male non emana dal cielo ma è piuttosto un prodotto collaterale della creazione.
Allo stesso modo, commentando questa parashà, Rabbi Chaim of Allepo (uno studente di Rabbi Chaim Vital) nota:
Ecco! Oggio io ti do (letteralmente “metto davanti a te”) una benedizione e una maledizione. “Davanti a te” e non “Sopra di te” perché il Male non discende dal cielo, piuttosto si trova davanti a te, è posto davanti: la scelta è tua. (Torat Haham 419:3)
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DIO E’ INTERAMENTE BUONO?
In un certo senso questo potrebbe suonare come una discussione teologica. In un lungo passaggio lo Zohar affronta la questione:
Il vero amore di Dio Bendetto Egli sia consiste proprio in questo, che noi rinunciamo per Lui a tutte le nostre capacità emozionali, intellettuali e le proprietà e facolta materiali per amarlo. Dovremmo chiederci: come possiamo amarlo con l’inclinazione al Male? Non è la cattiva inclinazione che ci seduce e ci impedisce di avvicinarci a Dio per servirlo? Come possiamo dunque usare l’inclinazione al male come strumento d’amore per Dio?
La risposta è proprio in questo: il servizio più grande che possiamo rendere a Dio è d soggiogare l’inclinazione al Male con il potere dell’amore per il Signore Bendetto Egli sia. Perché, quando è sottomessa e il suo potere è spezzato in questo modo, allora l’Uomo un vero devoto di Dio dal momento che ha imparato a mettere l’inclinazione al male al servizio del Signore.
Questo è un mistero affidato ai maestri della tradizione esoterica. Tutto ciò che il Signore ha fatto, al di sopra e al di sotto, lo ha fatto allo scopo di manifestare la sua Gloria e di mettere ogni cosa al suo servizio. Ora, può il padrone permettere al suo servitore di lavorare contro di lui e di fare continuamente piani per contrastarlo? La volonta di Dio è che l’Uomo gli sia devoto e che proceda nella strada della verità di modo che possa essere premiato con molti benefici. Allora come può un cattivo servitore venire e contrastare la volontà del suo padrone tentando l’Uomo per portarlo sulla strada del Male, allontanandolo dal Bene e farlo disobbedire ai voleri del suo Signore? In realtà anche l’inclinazione al Male in questo modo fa la volontà del suo padrone.
E’ come un re che aveva un unico figlio che amava e gli era caro e che proprio per questo motivo lo mise in guardia dal farsi tentare da donne di malaffare e lo avvertì dicendo che chiunque si fosse macchiato non sarebbe pouto entrare nel suo palazzo. Il figlio, amorevolmente, allora promise di fare il suo volere. Fuori del palazzo, però, c’era una prostituta molto bella e dopo un po’ il padre pensò “Adesso vedrò se mio figlio mi è devoto” e con un inviato ordinòa alla donna di sedurre il figlio “Voglio mettere alla prova la sua obbedienza”. Così la donna tentò ogni tipo di seduzione per spingerlo tra le sue braccia. Ma il figlio, che era buono, obbedì agli ordini di suo padre e rifiutò le lusinghe di lei allontanandola da sé. Allora il padre gioì enormemente e, portando il figlio nella stanza più nascosta del palazzo, gli consegnò il dono dei suoi tesori più preziosi e gli diede i più grandi onori. E chi fu la causa di questa grande gioia? La prostitua deve essere onorata o biasimata per questo? Onorata, senza dubbio, da ogni punto di vista perché ha fatto esattamente ciò che il re le ha comandato e ha messo in pratica il suo piano e allo stesso tempo ha fatto in modo che il figlio ricevesse tutti i buoni doni e che diventasse ancora più profondo l’amore del padre per il figlio.
Per questo è scritto “E il Signore vide che tutto ciò che aveva fatto, ed ecco era molto buono” Laddove “era molto buono” si riferisce all’angelo della Morte (cioè l’inclinazione al Male). Analogamente se non fosse per il suo accusatore il giusto non entrerebbe in possesso dei supremi doni del mondo a venire. Felici, perciò, coloro che entrano in conflitto col tentatore e prevalgono perché proprio per mezzo del tentatore otterranno tutti i beni e le cose desiderabili del ondo a venire.
(Zohar, Sh’mot, Sec. 2, p. 163b)
Lo Zohar, in questo passaggio significativo descrive chiaramente come sia possibile che il re – metafora di Dio – permetta che uno scenario simile si svolga fuori del suo palazzo. La tendenza al Male è cio che il re vuole. Il re vuole che il Male sia rifiutato ma ciò non è possibile all’interno del palazzo. Allo stesso modo l’Uomo prima della creazione ha un’anima ma non la libertà di scelta: vive dentro il palazzo. Fuori del palazzo, in questo mondo, la tentazioni esistono per poter essere rifiutate.
Si potrebbe dire che il Male è il Bene in incognito.
In definitiva tutte le tentazioni provengono dal Signore per poter essere rifiutate. Perciò si potrebbe dire che il Male sia il Bene in oncognito Nonostante il fascino del desiderio nel momento della passione, il trasgressore si rende conto, magari a distanza di tempo, che quello che ha abbarcciato non era altro che un emissario dil re-Dio inviato al solo scopo di essere rifiutato. Questo è il senso di “Il male non discende dal cielo”.
Alla stessa maniera adesso comprendiamo come il termine “molto buono” si può applicare all’inclinazione al Male. Rifiutando l’inclinazione al Male l’Uomo viene messo in condizione di raggiungere un livello spirituabile che in cielo è irraggiungibile perché lì esiste solo il Bene. Il Talmud aggiunge che questo è il desiderio del Satàn:
Rabbi Levi ha detto: “Sia il Satan che Peninah hanno entrambi una buona intenzione (come avversari). Satan, quando ha visto che Dio inntendeva favorire Giobbe ha detto “Non sia mai che Dio possa dimenticare l’amore di Abramo”. A proposito di Peninah è scritto ‘E la sua rivale le provocò dolore per farla arrabbiare”. Quando Rabbi Aha ben Jacob fece questo discorso a Papunia, il Satan venne e gli baciò i piedi. (Baba Bathra 16a)
Capiamo inoltre come sia distorta la nostra visione del mondo. Noi vediamo il Male come una realtà e non ci rendiamo conto che è un servo del re vestito a festa. Il Male in virtù del suo essere una “creazione” non esiste realmente nel palazzo del di Dio. Piuttosto è il risultato di un atto creativo e un giorno sarà annullato.
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CHI E’ IL SATAN?
Ma che cos’è l’inclinazione al Male? Il Talmud lo identifica con altri avversari ben noti:
Resh Lakish diceva: “Il Satan, l’inclinazione al Male e l’Angelo della Morte sono una cosa sola (Baba Bathra 16a).
Queste tre forze sono instillate nel mondo come un’azione di bilanciamento cosmico, al fine di dare all’Uomo la libertà di scelta. Il verso con cui abbiamo iniziatoThe verse which we began with “Ecco io ti do oggi la possibilità di una benedizione o una maledizione” ha senso solo se l’Uomo ha libertà di scelta.
L’inclinazione al Male non necessariamente lavora per spingere l’Uomo a compiere delle cattive azioni: ogni azione che allontana l’Uomo da Dio è ben vista dall’inclinazione al Male. Inoltre, a volte, le scelte che l’Uomo deve affrontare sono entrambe positive ma una delle due porta l’Uomo più vicino a Dio dell’altra. In casi come questi inclinazione al male è particolarmente insidiosa perché si può essere incerti nel riconoscere l’azione giusta, allora la cosa da fare sempre è domandarsi prorpio quale delle due ci avvicina di più a Dio. Il Talmud esprime sinteticamente il concetto:
Se dio ha creato ‘inclinazione al Male ha creato anche la Torà che è il suo antidoto. (Baba Bathra 16a)
La Toraà è la sola fonte oggettiva che abbiamo che ci obbliga a seguire l’inclinazione al Bene. Seguendo le sue regole, le sue leggi, la sua morale e il suo sitema di priorità diventiamo capaci di definire il Bene e il Male e per questo saper scegliere tra giusto e sbagliato. Ci sono spesso situazioni che sembrano ricadere in un’area grigia ed è proprio in questi casi che dobbiamo ricorrere alla Torà per stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Adesso possiamo tornare alla nostra parashà. Una delle attrazioni più forti esercitate dall’idolatria consisteva nella possibilità di un culto locale, “sotto ogni albero rigoglioso di foglie” (Deut. 12:2). La motivazione di un culto di questo tipo era nella gratificazione immediata come risultato della venerazione dei propri desideri e non di Dio. Possiamo facilmente comprendere come le persone dedite all’idolatria ingannassero se stesse convinte di servire Dio qui e ora.
La Torà invece chiama l’Uomo a praticare una religione centralizzata con la sua capitale spirituale in un luogo stabilito (Deut. 12:5). In questo modo sarebbe stato obbligato a oggettivare la sua pratica religiosa sottraendola alla realtà degli istinti.
Come poteva sapere l’Uomo, che si sentiva ardere dal bisogno di avvicinarsi a Dio, se il suo desiderio emnava da un luogo di santità o di autodistruzione? L’unica risposta possibile è riferirsi alle regole stabilite nella Torà.
Se il “profeta” incoraggia pratiche estranee alla Torà, deve essere messo a morte.
Come possiamo, in quanto individui, se una persona apparentemente santa lo è realmente, se è un falso profeta o un ciarlatano? Ancora, il sistema oggettivo è la Torah: se il “profeta” incoraggia pratiche estranee alla Torà, deve essere giustiziato.
A volte, però, la questione non è bianca o nera come ci piacerebbe. una volta realizzato che l’inclinazione al Male cerca di corromperci con argomenti ed esperienze che non sono intrnisecamente, oggettivsmente malvagie ma che, semplicemente, non sono il modo migliore per mettersi in relazione con Dio, allora siamo pronti a combattere questa lotta spirituale.
In definitiva l’inclinazione al Male porta all’autoinganno e alla distruzione. La scelta tra la vita e la morte è il risultato della battaglia, ma molto più spesso la battaglia si combatte in ambiti più innocui. Il popolo, entrando nella terra si sarebbe armato spiritualmente per le battaglie che sarebbero seguite solo se consapevole del fatto che la battaglia che li aspettava si sarebbe svolta sul campo spirituale, e il popolo era armato della capacità di vincere:
‘Ecco ho messo davanti a te oggi vita e bene e morte e male… Chiamo a testimoni il cielo e la terra contro di te, vita e morte ti ho messo di fronte, la benedizione e la maledizione – scegliete la vita affinché voi e i vostri figli possiate vivere! (Deut. 30:19)
Concludendo, scegliamo la vita, l’Albero della Vita – le parole del Dio Vivente – scegliamo la vita!
